a cura di Stefano Zaffino
Terrasini (Palermo), 29 Aprile 2019
Anche la nostra diocesi non ha fatto mancare la sua presenza al Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile. Il direttore, don Alessandro Mele, insieme a Pasquale Marino (AGESCI) e Stefano Zaffino stanno partecipando ai lavori del convegno dal Titolo “Dare casa al futuro. Le parole coraggiose del sinodo dei giovani”.
Si è conclusa la prima giornata.
Dopo il saluto di don Michele Falabretti, Don Rossano Sala ha introdotto la relazione partendo da tre parole apparentemente scontate ma significative: ascolto, annuncio e accompagnamento: partire dall’ascolto non solo delle persone, ma anche dello Spirito; l’annuncio, che deve avere come base la verità, quella stessa che deve essere insegnata ad un giovane ed infine, l’importanza di accompagnare i giovani, i quali, una volta adulti, devono comprendere che il percorso deve continuare da soli, lo stesso atteggiamento che Gesù ebbe con i due discepoli di Emmaus.
Tanti sono stati gli spunti che il professore Silvano Petrosino ha voluto dare ad una sala gremita di gente. Ha esordito durante la sua relazione parlando de “l’adesso“, periodo di tempo, quello attuale, in cui tutti parlano di tutto. Ovviamente non sono mancati riferimenti a uomini della televisione che oggi provano a parlare di tutto, ma inconsapevolmente. Perché, spesso e volentieri, tentano di inculcare il mito dell’eccellenza, tralasciando il concetto che proprio attraverso la sconfitta e il limite l’uomo diventa uomo. D’altronde l’umano è l’abitare il limite.
Ma cosa fare? Che cosa vedere e ascoltare? Bisognerebbe partire dalla distinzione tra significato e senso. Ma molto spesso ci si ferma al significato e non si coglie il senso. In antichità per l’ebreo ortodosso era importante obbedire alla legge, con Gesù la legge si interpreta. Questa difficoltà la si può riscontrare quando ci si confonde tra ascoltare e sentire.
Dunque, il mondo giovanile è in seria difficoltà, perché non è semplice far comprendere loro il senso e il significato. E la società sta distruggendo i giovani con l’idolatria della professione. Dio non ci vuole perfetti, Dio vuole che siamo noi stessi, come un padre.
Dire ad un bambino che da grande sarà Maradona, non è corretto, bisognerebbe far capire che c’è dell’altro, ovvero diventare sè stessi.
Come fare comprendere ai giovani che c’è dell’altro? Dicendo loro ciò che abbiamo visto e ascoltato (cf. At 4,8).
Al termine della discussione il professore ha voluto concludere con un immagine tratta dalla fisica: tante volte abbiamo detto che noi dobbiamo riflettere la luce di Dio, non dobbiamo rifletterla, ma rifrangerla.